Nelle vie del 20° distretto di Brigittenau, a Vienna, ha preso vita l’edizione 2021 della Vienna Design Week: una piattaforma di sperimentazione e interscambio all’insegna di un design dall’anima precisa: Sociale, Originale, Utile e Leale (con l’ambiente). Lo scopo ultimo? Dar vita ad una serie di interventi design-oriented che lascino una traccia per incoraggiare sviluppi futuri, anche quando i riflettori della Design Week verranno spenti.
Diary note di @magalinimarco

Si è da poco conclusa la 15esima edizione della Vienna Design Week. Un’edizione particolarmente importante per un cambio di timone che la riguarda: Lilli Hollein, una delle fondatrici e da poco General Director del MAK (clicca qui per leggere la nostra intervista) lascia il ruolo di direttrice, che viene assunto da Gabriel Roland (clicca qui per leggere la nostra intervista). Un passaggio che pare rinforzare lo spirito della manifestazione: la Design Week non è infatti pensata come una vetrina di oggetti ready-to-buy, ma piuttosto come un vero e proprio laboratorio diffuso, finalizzato allo sviluppo di pensieri, approcci sperimentali, in un atteggiamento di forte coesione e interscambio. Un po’ come avviene nel mondo scientifico, dove il testimone passa di mente in mente, per essere poi sviluppato ed affinato. Il luogo di questo confronto è esteso a tutta la città, ma ha un suo centro nevralgico: il 20° distretto di Brigittenau. Come per ogni edizione, la design week individua infatti una precisa zona della città, con lo scopo di accendervi i riflettori per mostrarne non solo i luoghi di maggior lustro, ma anche quelli più sconosciuti, vacanti e controversi. Ed è proprio in spazi temporanei, provvisori, alcuni anche precari, che le menti dei creativi si attivano per trovare nuova linfa vitale grazie all’incessante sperimentazione. All’insegna di 4 macro-caratteristiche che descrivono bene l’anima (SOUL) della #VDW21: SOCIALE, ORIGINALE, UTILE e LEALE.


Abbiamo esplorato la #VDW21 alla ricerca dei progetti più interessanti, per stimolare nuovi ed aggiuntivi sviluppi creativi.

Vienna Design Week, Focus District Brigittenau – Ph. Bueronardin/Niko Havranek
SOCIALE
Il design deve essere al servizio delle comunità: anticipando, captando e rispondendo alle loro esigenze. Anche una semplice infrastruttura, come una scala che rende nuovamente accessibile un’area abbandonata (l’High Line viennese), o un format sperimentale per creare aule universitarie pop-up all’aperto, o un macchinario per far dialogare le persone affrontando la stigmatizzazione dello stress psicologico dovuta alla pandemia, sono interventi curati da designer.






ORIGINALE
Il designer, proprio come l’artista, è un attento osservatore della società. Con essa instaura un’osservazione profonda, che diventa poi dialogo originale per costruire un futuro tutto nuovo. Come nel caso delle creazioni mutidisciplinari di Benjamin Nagy e Anton Defant, o dei “cambiamenti radicali” del brand di arredi in legno Trewit 1879, o ancora dei collage eclettici disegnati da PABUKU per Moduletto.




UTILE
La Vienna Design Week non è solo ricerca e sperimentazione. In scena anche una serie di risposte utili alle necessità concrete delle persone. Come gli oggetti di uso quotidiano selezionati dallo studio viennese Vandasye e raccolti nell’installazione “Design Everyday” o i 24 progetti dei giovani designer polacchi (“Care, Connect, Change”) che rispondono alle sfide sociali ed ecologiche del presente. Grande attenzione è data anche al tema del cibo (produzione, vendita, consumo), con talk dedicati e la mostra curata da Katharina Dankl.






LEALE (CON L’AMBIENTE)
Uno dei temi chiave di riflessione è sicuramente quello della sostenibilità: intesa come lealtà e tutela dell’ambiente e dei suoi abitanti. Al centro dell’indagine alcuni innovativi materiali sostenibili, come quello inventato da Studio Spezial riciclando dei tappi a vite delle bottiglie d’acqua Vöslauer (ne ha poi ricavato il “Water Table”), o quello nato dalla collaborazione tra la designer Barbara Gollackner e lo chef Martin Kilga riciclando gli avanzi di cibo industriali e personali (ne è nata una gamma di ciotole, piatti e posate stampati con tecnologia 3D). E i progetti sperimentali del collettivo “Design in Gesellschaft” che, tra le tante cose, inventano strumenti tecnologici per catturare i suoni della vegetazione.





