issue #29: remote summer
Caleido racconta il Diario di viaggio di Sara Herrlander, documentarista a Dalarna (Svezia). Benvenuti in Caleido, diario d’ispirazione che contiene molte storie: di persone creative, di tendenze, di viaggi, di oggetti. / Leggi qui l’Editor’s letter
Diario di: @bigbusinessmonkey




1. Se dovesse selezionare delle fotografie da incollare nel suo Diario estivo, chiamato “Remote summer” quali sarebbero? Ripensando a quando le scattò, che cosa la colpi?
Fäboden, Hunsnäs, Dalarna. In qualità di fotografa documentarista, a volte faccio fatica a ritrarre sempre le stesse persone e lo stesso paesaggio, ma Fäboden è una chiara eccezione. Ho trascorso quasi un decennio a documentare questa piccola casa nel bel mezzo del nulla e non sono mai priva di ispirazione. Perché questo è un luogo in cui le persone si immergono in qualcosa di eterno. Qualcosa di simbiotico e onesto. Un luogo che permette di distaccarsi dalle idee precostituite e tornare a socializzare come sarebbe naturale fare tra essere umani, riconnettendosi con la natura e dando ascolto al proprio corpo.

2. Se si trovasse ora in quella precisa situazione, e dovesse inviare una cartolina, a chi la invierebbe? Che messaggio scriverebbe?
Manderei una cartolina a mia nonna, anche se non c’è più. Le racconterei del pozzo dove prendiamo l’acqua fresca, di come quando il sole tramonta giochiamo a carte accanto al fuoco aperto su un tavolo illuminato da candele. Le racconterei dei funghi che ho raccolto e di come li ho cucinati secondo la sua ricetta con panna e cipolle. Di quanto fosse delizioso. Le direi che mi manca e che vorrei che venisse qui.


3. Qual è un oggetto dal quale non si separerebbe mai (esclusa la sua macchina fotografica)? Che emozioni le suscita?
Da giovane ero straordinariamente attaccata agli oggetti. Davo loro nomi, personalità, vita. Ogni cosa, da una foglia morta d’autunno al mio cd-walkman, aveva una propria identità. Perdere uno dei due (ho perso entrambi…) mi faceva sprofondare in una profonda tristezza e dolore. Come se avessi perso una parte di me stessa. Non attribuisco più quel tipo di valore alle cose che mi circondano. Indipendentemente dal fatto che siano sostituibili o meno, vivono con me per il tempo necessario. E poi non lo fanno più.



