INTERVIEW

Caleido intervista Paolo Gonzato artista

Caleido intervista Paolo Gonzato, artista. Benvenuti in Caleido, diario d’ispirazione che contiene molte storie: di persone creative, di tendenze, di viaggi, di oggetti. / Leggi qui l’Editor’s letter

Diario di: @gonzatopaolo

Ph. @simon171 x @perimetro__magazine
1. Lei è un artista milanese, che si definisce storicamente più orientato agli ambienti underground del club Plastic e dell’After Dark di viale Certosa, che ai salotti del Quadrilatero. Di quegli Anni Novanta, che rivendicavano la libertà d’espressione delle persone, le manca qualcosa? Cosa cambia rispetto alle battaglie sociali che stiamo vivendo oggi? Se dovesse scrivere una pagina di un diario, che riflessioni vi annoterebbe?

Vedo che legge le mie interviste! Sul mio diario annoterei “CONTRADDIZIONI”. Molto è cambiato ma troppo lentamente, come se fosse difficile sotterrare un passato che non sa dimenticare se stesso. L’Italia è legata alle tradizioni e alla sua storia, che le impediscono di prendere atto di una realtà diversa dalle cartoline polverose. Basta guardarsi attorno all’aperitivo in porta Venezia per vedere che nelle giovani generazioni l’idea di fluidità è solidamente acquisita, senza essere tutelata in modo paritario.

APALAZZOGALLERY @apalazzogallery | curated by The Art and Design Group @theartanddesigngroup
2. Quali sono le persone, o i personaggi, che maggiormente hanno contribuito a forgiare il suo mondo creativo?

Non sono persone fisiche, sono più estetiche o tipologie di immaginari o atmosfere prese da tutti gli ambiti. Non riesco ad individuarne di precisi perché me ne innamoro fino al vomito e poi non riesco più a sopportarli. Procedo “per esaurimento”.

PASTICHE 2020 | @officinesaffi @fabrizio_meris

3. Nelle sue produzioni usa il colore (e i materiali) per delimitare gli spazi. Come avviene la sua ricerca in ambito cromatico? Segue un processo creativo specifico? Qual è la simbologia che associa ai colori?

Dei colori (di per loro) non mi interessa nulla. Ciò che mi interessa è che siano rituali o simbolici. Mi piace che abbiano un rapporto determinato da altri, e non da me. Nei miei lavori pittorici chiedo a categorie di persone di scegliere colori e materiali che li comporranno. Non mi è mai interessato costruire un equilibrio, non mi rappresenterebbe!

@gonzatopaolo
@gonzatopaolo
4. Un’altra sua insostituibile alleata è la geometria: i rombi (multicolor) le permettono di riordinare il caos. Da dove nasce questo suo tratto distintivo? Lo ha mai percepito come una limitazione? Qual è, nella sua vita privata, il rapporto tra ordine e caos?

Perché riordinare il caos? Il caos, nelle leggi dell’entropia, è la massima configurazione dell’ordine. Sono a tratti molto disordinato, o molto ordinato… L’una dimensione è, in fondo, la conseguenza dell’altra.

Ph. @alessandro_di_giampietro
5. In che periodo della sua vita artistica si trova? Quali sono i temi che sta approfondendo?

Nel 2022 farò una mostra personale con @apalazzogallery, una galleria che rappresenta il mio lavoro da  parecchi anni… Sarà apocalittika e demoniaka, forse! È un ottimo periodo e sono felice di lavorare molto.

@gonzatopaolo
6. La società contemporanea sta andando verso una dimensione sempre più digitale, mentre la sua arte ha un sapore prettamente analogico, anche grazie all’incessante manipolazione fisica dei materiali, alla sperimentazione manuale. Da cosa nasce la sua passione per la dimensione analogica? Qual è il ruolo del digitale nella sua vita?

Che domanda interessante… Forse è proprio quando un elemento (come la digitalizzazione) diventa talmente basico e capillare da essere alla portata di tutti, che la ricerca, la formalizzazione e i contenuti devono prendere una direzione più radicale, più preistorica, più brutale… Nella mia vita privata, io e il digitale viviamo in due mondi distinti.

“Non leggo praticamente mai le mail, non ho un pc, ho un tablet che uso prevalentemente per la pornografia. Faccio tutto dal telefono (anche le risposte di questa intervista), potrei fare degli NFT [Non-fungible token] mettendoli sullo stesso piano di una tela ad olio su pergamena”.

Non penso ci siano gerarchie di senso temporale… Un lavoro è misteriosamente attuale a dispetto del media che lo veicola.

BARACCHE x @campdesigngallery | Ph. @alessandro_sorci
CHOPSTICK 2021 | Ph. @iauei
7. Nel suo lavoro si è imbattuto nell’indagine (quasi investigativa) su Piranesi, l’eclettico artista settecentesco (tra Barocco e Neoclassicismo) che ha associato la figura dell’artista a quella di un creatore a tutto tondo: a tratti architetto, archeologo, antiquario, documentarista, designer, mercante, impresario. Se dovesse auto-definirsi, quali vesti si sente di ricoprire? In quali si trova più a suo agio?

Di Piranesi mi piace il concetto di appropriazione culturale, di nomadismo e di postmoderno. Un aspetto di pre-globalizzazione un po’ cazzaro e un po’ legoland che, mischiando pezzi storici e aggiunte contemporanee, crea una terza dimensione onirica e al tempo stesso commerciale.

L’ ISOLA DELLE ROSE | show in @apalazzogallery
8. Relativamente a “Pastiche”, una delle sue ultime mostre, afferma che si tratta di “nomadismo culturale”, ovvero di un melting-pot di provenienze, periodi storici e culture. Applicando questo concetto alla società contemporanea, quali sono le sfide più grandi che stiamo vivendo? Quali sono quelle che lei, come artista, sente visceralmente più forti?

Questa risposta immaginerei di darla in costume di Arlecchino, come De Chirico in un video senile nel quale chiacchierava amabilmente del suo lavoro indossando un costume anacronistico, penso ispirato al settecento o a Gino De Dominicis che si fa riprendere da Mediaset intervistato mentre sta seduto ad un tavolo che fluttua a qualche metro da terra… Non cerco riscontri immediati nell’attualità. Il presente è perenne e senza memoria.

@gonzatopaolo
9. Ci sono altri ambiti progettuali nei quali le piacerebbe applicarsi? Se non fosse un artista, in che campi creativi le piacerebbe operare?

Idealmente la chimica, o vorrei diventare un astronauta. Mentre da piccolo sarei voluto diventare un veterinario, in quanto mi piacevano le pecore.

Paolo Gonzato & Artù | Ph. @simon171 x @perimetro__ magazine
10. Qual è un oggetto della sua casa al quale non rinuncerebbe mai? Qual è il ricordo legato ad esso? Ci manda una foto scattata da lei?

Di recente ho rivalutato la mia idea di possesso. Ho accumulato oggetti in una piccola casa per anni… Non sono un accumulatore compulsivo, ma un “collezionista” di cose che reputavo speciali. Ora preferisco possederne poche, le altre le sto vendendo o regalando. Ciò a cui non posso rinunciare, sono i ricordi di persone o situazioni… C’è ad esempio una felpa enorme di Raf Simons, beige con applicata la riproduzione di una copertina dei New Order, che ho da 20 anni… La indossavo quando mi hanno rotto il naso con una testata al club Glitter e quando sono cascato da una scala mentre allestivo una scultura… Essa è legata ad un periodo triste della mia vita, ed evidentemente si porta dietro uno strano karma.

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