Caleido intervista Mariana Martini, interior designer ambasciatrice della creatività brasiliana anche su Instagram. Benvenuti in Caleido, diario d’ispirazione che contiene molte storie: di persone creative, di tendenze, di viaggi, di oggetti. / Leggi qui l’Editor’s letter / Guarda qui l’Instagram live interview
Diario di: @marianamartinistudio

1. Quando sono arrivato per la prima volta a Rio de Janeiro, sono rimasto davvero colpito da come fosse la natura ad avere la meglio sulla città, sempre e comunque. Un po’ come se la città debba continuare a lottare per mantenere il suo spazio urbano. Mi ha trasmesso una sensazione di grande energia. Da cosa è stata colpita quando è arrivata per la prima volta a Milano? Ce lo racconta?
Sono arrivata in autunno: per me la bellezza era proprio questo paesaggio che non avevo mai vissuto prima. Foglie secche di color marrone, giallo, rosso… alberi che diventavano nudi. Non abbiamo questa stagione a Rio de Janeiro, c’è sempre caldo e la vegetazione è verde. Uscire dalla natura verde è stata una novità e siamo cambiati molto (io e mio marito Gustavo Martini) anche in base alla nuova natura. I nostri vestiti colorati sembravano perdere il loro senso in mezzo all’inverno, solo il nero sembrava appropriato. Per me – e parlo al singolare – quella del nero è stata solo una parentesi, mentre Gustavo non è mai riuscito ad uscire da questa nuova abitudine cromatica: continua imperterrito col minimalismo nero!


2. Quali sono i principali elementi che differenziano un interior “Mariana Martini” da quello di un altro studio? Come è evoluto il suo stile nel corso del tempo? Come ha raggiunto la consapevolezza di tale identità?
Questa domanda arriva in perfetto timing, dopo la mia risposta precedente. Dopo aver visto le stagioni succedersi a Milano e aver vissuto la città nella sua anima, ho realizzato che mi mancava il mio vero IO, la mia essenza. In quel periodo stavo progettando degli interior di seconde case, e quindi sono stata più libera di fare a modo mio, di mettere la mia identità, e quindi di fare un mix tra questi due mondi: Milano e Rio. Progetto case che hanno il minimalismo e la funzionalità di una grande città, ma che portano il calore e l’accoglienza che uno che è in vacanza cerca. Sono case equilibrate, potrei dire, con degli elementi naturali che portano un pò di morbidezza e serenità. Da quando ho iniziato a fare così, mi sentivo a mio agio. Sono scelte che provengono dalla parte più profonda di me stessa, e non da una ricerca creativa. Dopo questi primi interior in poi le cose si sono ribaltate: erano i nuovi clienti a portarmi delle foto dei miei vecchi progetti, chiedendomi di integrare quelle stesse caratteristiche nelle loro case, e cosi è ancora oggi.
3. Nel mio account Instagram ho salvato varie raccolte di foto di progetti di interior che mi colpiscono. Che differenza c’è tra un interior attraente e un interior davvero riuscito? Come affronta lei, nei suoi progetti, questo tema?
Guarda, anch’io d’impulso mi salvo delle foto che trovo stupende, ma poi capisco che certe cose non sono compatibili con il mio stile di vita e quindi le boccio. Sai, un conto è fare un’interior “vetrina”, bello da morire, bello da fotografare, ma la mia grande soddisfazione è fare un interior “vivibile”: esteticamente perfetto ma che poi abbia una destinazione reale e che sia funzionale per quel singolo cliente. Noi siamo tutti diversi e questa diversità si trova dentro ad ogni mio progetto. Nel mio lavoro l’“interior riuscito” è quello che porta con sé un messaggio Whatsapp del cliente che si è trasferito dentro casa e che mi dice che non riesce più ad uscire, poiché si trova nel suo mondo perfetto.


4. Lei è molto attiva suoi social media, ed essi esprimono a pieno la sua identità. Lavorando in questo ambito ho anche (piacevolmente) notato anche un’altra cosa, non affatto scontata: ha costruito una community di fedelissimi ammiratori del suo lavoro, che la seguono davvero e sono reattivi. Come ci è riuscita?
È nato per caso. Quando mettevo le foto dei miei progetti le persone mi chiedevano di far vedere i disegni, poi di filmare i cantieri, erano curiose di sapere dove avevo acquistato la carta da parati o una poltrona ecc. Io rispondevo sempre, ad ogni singola domanda. Ho capito che apprezzavano le mie condivisioni e ho iniziato a condividere anche il mio work in progress e il dietro le quinte del mio studio. Questo ha avvicinato molte persone che stavano iniziando la carriera ed erano curiosi di capire come funzionava un progetto. Da questo è nata una comunità di persone interessate alla condivisione, che mi supportano tantissimo in tutto ciò che creo.

@marianamartinistudio
5. Sin dalla prima volta, quando ci siamo incontrati nel mio studio, mi ha colpito per l’alchemica combinazione tra determinazione/forza e dolcezza/gentilezza che la contraddistingue. Quali sono le esperienze, e persone, che hanno contribuito a forgiare questa sua personalità?
Wow questa domanda mi ha commossa… La mia mamma mi ha sempre spinto a volere sempre di più, ma sempre con la gentilezza. Ad essere ambiziosa, ma con equilibrio. I miei genitori sono stati grandi lavoratori (oggi in meritata pensione) e ho sempre vissuto questo esempio a casa. Poi c’è mio marito Gustavo, una persona molto onesta e capace di guidarmi nel cammino, pur tenendo i piedi ancorati a terra, supportandomi sempre. C’è poi una seconda dimensione, meno umana e più spirituale: prego tutti i giorni, cammino affianco a Dio e chiedo sempre cosa Lui vuole da me. Direi dunque che tutto questo mi aiuta a non perdere la testa in mezzo al tanto lavoro che svolgo.


6. Se dovesse lavorare anche in un altro settore, come la moda, che prodotto le piacerebbe progettare? Come sarebbe? Per che brand?
Non ci avevo mai pensato! Quest’anno mi hanno proposto di sviluppare una collezione di carte da parati in stile tropicale… Ma se dovessi proprio uscire dal mondo degli interior forse mi piacerebbe creare dei profumi. Sempre con dei tocchi ispirati alla natura. Se invece parliamo di moda, adoro le borse! Quindi sicuramente mi piacerebbe creare qualcosa in questo campo, forse utilizzando dei materiali naturali come il bambù.

7. Oltre ad essere una architetta, è una insegnante. E quindi è a stretto contatto con le nuove generazioni di progettisti. In cosa si riconosce un vero talento?

Cerco chi esce dagli schemi. Chi segue il programma ma fa qualcosa di innovativo, qualcuno che racconti anche una storia. Mi piacciono le persone che hanno qualcosa da dire, niente di superficiale. Ai miei studenti dico sempre che prima di mettere la penna sopra la carta per iniziare a disegnare bisogna scrivere: per generare un concept, fissare la storia che c’è dietro ad ogni cosa, così come anche la nostra vita che è piena di storie e momenti unici.
8. Credo sia un esempio di grande valore anche per l’impegno attivo in ambito sociale, come ambassador dello Young Women Network, associazione dedicata all’empowerment delle giovani donne. Quali sono le lotte che ancora non sta combattendo, ma che vorrebbe combattere prossimamente? Come possiamo, io e i lettori di Caleido, supportarla?
Credo che le lotte siano una parte importante del “mio mondo”, qui in Italia. L’Italia purtroppo è ancora un paese molto maschilista e tradizionale. Quello che faccio giorno dopo giorno è cercare di portare la speranza del “riuscire a fare” alle donne, ai giovani, agli stranieri. Se poi ad ascoltare il mio messaggio c’è qualcuno che, come me, è donna, giovane e straniera tutto assieme ancora meglio! Questa è la mia missione: quindi chi supporta me sta già supportando questa causa. Sto per dire una cosa semplice legata alla questione dell’età, e da non-italiana mi riesce (forse) più semplice: non dobbiamo aspettare di invecchiare per essere persone di successo, anche un giovane può essere di successo, competente, di valore. Non è solo una questione anagrafica: come donne non dobbiamo accettare di guadagnare meno di un uomo per fare lo stesso lavoro o, peggio ancora, essere discriminate per dove siamo nate. Dobbiamo essere, sinceramente, più aperte alle nuove persone e ai nuovi talenti.

9. Quali sono degli oggetti che ama inserire nei suoi progetti di interior, e che ha anche acquistato per la sua casa?
Le piante: quando metto piede in un vivaio con un cliente per scegliere una pianta per un loro progetto torno sempre con qualcosa anche per me (ahah). Subito seguite da candele profumate e cuscini belli. Adoro questi semplici elementi che hanno la forza di cambiare l’atmosfera.

10. Qual è un oggetto della Sua casa al quale non rinuncerebbe mai? Qual è il ricordo legato ad esso? Ci manda una foto scattata da Lei?
Devo essere sincera: non sono affezionata a niente in particolare. Forse per il fatto di trasferirmi spesso… La vita è volatile, ci tengo ai miei cani e basta. Ho però un quadro bianco e nero di una foresta tropicale che ho acquistato sui Navigli quando mi sono trasferita a Milano. È grande e mi cambia l’atmosfera in casa, eccolo!
