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Caleido intervista Bethan Laura Wood

issue #26: inspiration-hunters

L’intervista di Caleido a Bethan Laura Wood, artista e designer multidisciplinare, il cui lavoro è fortemente caratterizzato dalla ricerca dei materiali, dalla collaborazione artigianale e dalla passione per il colore, è la cover story della Issue #10, intitolata: Colorama. Benvenuti in Caleido, diario d’ispirazione che contiene molte storie: di persone creative, di tendenze, di viaggi, di oggetti. / Leggi qui l’Editor’s letter

Diario di: @bethanlaurawood

Ph. Anthony Lycett
1. Se dovessi scegliere un solo aggettivo per descrivere il suo lavoro, questo sarebbe “massimalista”: nelle forme, nelle texture e nei colori. È sempre stato così? Guardandosi alle spalle, individua varie fasi del suo percorso creativo? Quali sono gli elementi comuni e di differenziazione?

Sono sempre stata interessata ai dettagli e a fare un lavoro che reagisse alla materialità e al processo. Nella mia vita personale sono attratta dal colore e dai pattern, ma ho davvero acquisito maggior dimestichezza con questi durante il mio periodo al @royalcollegeofart. Da allora si possono scorgere diverse palette cromatiche che attraversano il mio lavoro, collegate alla residenza e al luogo, da Londra ai toni di Venezia e dell’Italia, passando poi ai colori del Messico e più recentemente ai colori dell’Asia orientale. Penso che si possa anche notare una stratificazione e una composizione che rappresentano il vero filo conduttore di molti dei miei lavori.

Ph. @artflyernet
2. Uno degli aspetti che caratterizza il suo lavoro è l’esaltazione del colore, in ogni sua declinazione. Qual è la sua personale ricetta per rendere l’elemento cromatico un suo tratto distintivo? In ambito cromatico: cos’è davvero BLW e cosa non lo è affatto?

Cerco di usare i miei colori per creare un vero e proprio ritmo visivo, con diversi toni che insieme faranno ballare i vostri occhi. Mi piace sempre trovare l’equilibrio utilizzando molti colori, inserendo nelle opere abbastanza movimento per stimolarvi e mantenere alta la vostra attenzione, senza però essere troppo invadente.

Bethan Laura Wood in her studio in East London x @nuvomag | Ph. @jooneywoodward
@valextra bag
3. Colore applicato ad oggetti e colore su se stessa. Qual è il rapporto personale con il colore, nelle varie sfere del suo mondo (abbigliamento, interiors della sua casa, makeup, accessori)?

Amo sperimentare con i colori. Spesso, prima di iniziare a lavorarci, li indosso per un po’, per capirli meglio… Preferisco i dialoghi tra i colori, anziché i blocchi solidi di un singolo colore.

Ph. @jooneywoodward⁠⠀
4. Il suo è un mix di produzione industriale, alto artigianato e sperimentazione handmade. Quale di queste dimensioni la affascina maggiormente? In un mondo globalizzato e digitale, come convivono queste matrici creative?

Trovo queste dimensioni tutte affascinanti per ragioni diverse… Alcuni materiali funzionano solo se applicati alle produzioni di massa, altri invece possono essere usati in entrambi gli estremi, pur creando risultati tra loro molto diversi. Sono sempre interessata a come creare un lavoro che parli del qui ed ora, in un ambiente costruito da strati e strati di industrializzazione, ma con la consapevolezza che la nostra continua stratificazione sta avendo delle conseguenze. Mi piace esplorare la “mano” all’interno dei processi industriali, in quanto spesso diamo per scontato che il mondo industriale sia separato da quello artigianale, senza considerare che invece ci sono dei momenti chiave nei quali le due cose si mescolano.

Per esempio, l’abilità più importante per un modellatore della Rosenthal, è quella di avere una tale conoscenza del processo di colata che può capire come “sbagliare volutamente forma” e dunque distorcere i suoi modelli in modo prevedibile affinché i vasi, una volta inseriti nel forno, si deformino nel modo corretto. E dunque possano, ad esempio, diventare dritti, compensando il movimento dell’argilla nel processo di rassodamento e considerando la tolleranza specifica di un secondo componente, realizzato magari in un materiale differente.

Bethan Laura Wood x Maison Perrier-Jouët, new 100% recyclable EcoBox gift box | Ph. @markcocksedge

Da qualche tempo è in corso un processo di allontanamento dell’utente finale dal produttore, e di conseguenza dalla consapevolezza di come un determinato prodotto è fatto. Un esempio è quello di Apple, dove ogni capacità del proprietario di riparare o armeggiare con il prodotto è scoraggiata: ogni intervento è demandato a riparatori specializzati. Oppure pensiamo alle classiche t-shirt, che per essere così economiche devono essere frutto di un enorme sistema industrializzato che necessariamente impatta sull’ambiente, con effetti disastrosi. Un sistema che ha talmente dissociato la dimensione produttiva (dai materiali ai processi) dal prodotto finito, che l’aspettativa sul costo è totalmente fuori-contesto.

Mi piace fare un lavoro che ridia attenzione ai processi industriali, per essere parte della storia dei prodotti. Vorrei che le persone scoprissero di più sui processi produttivi, diventando quindi maggiormente consapevoli delle dinamiche produttive che riguardano i beni si massa, e di conseguenza sul processo di attribuzione del valore agli oggetti che utilizziamo.

Ornate show by Bethan Laura Wood x @nilufargallery
Bethan Laura Wood in @fondazioneprada
5. La sua produzione creativa lascia trasparire una intensa ricerca storica, di influenze di viaggio ed esperienze personali. Quali sono le sue fonti di ispirazione (sia in dimensione fisica che digitale)? In che modo archivia i materiali che la ispirano? Ci indica 3 account Instagram da iniziare a seguire?

La mia ispirazione proviene dappertutto, ma amo le aree più “vive” delle città, le cose spontanee come i mercati di cibo, fiori o quelli delle pulci, che sono collegati alla città ma anche a tempi specifici.

Per ragioni diverse, seguo molti account Instagram, tra i quali quelli di collezionisti di tutto il mondo e anche di diversi creativi… Mi piace vedere il mondo attraverso i loro occhi su Instagram.

@fabien.cappello è un meraviglioso designer e mio caro amico. Amo vedere il suo occhio del Messico e il lavoro che fa.

@berjanpot è un altro designer che ammiro molto, amo seguire la sua sperimentazione con i materiali e il gioco serio che fa con il suo lavoro.

@lprenticeartantiques è uno dei tanti commercianti che seguo e visito al mercato: Laurence ha un grande occhio, in particolare per le opere di scuola britannica.

Sketches by Bethan Laura Wood
SUPER STANDARD | Bethan Laura Wood x @cc_tapis
6. Il suo eclettismo trova applicazione in diversi ambiti – come moda, arredi e arte – con progetti esposti in prestigiosi musei e istituzioni culturali, e realizzati per vari brand come Moroso, Venini, Valextra, cc-tapis, Hermés… C’è un metodo creativo che applica nello sviluppo di progetti così variegati? Ce lo racconta?

Credo che il segreto del successo di tutte queste collaborazioni sia stato trovare il giusto punto d’incontro tra la storia individuale del brand, la loro specializzazione, e il mio personale punto di vista. Io cerco sempre di rendere il lavoro un dialogo costante tra le due parti, dove io imparo da loro, e loro forse scoprono, attraverso la mia interpretazione, un modo nuovo di vedere qualcosa che conoscono così bene…

Bethan Laura Wood in collaboration with @valextra | Inside Out exhibition @vamuseum | Ph. anthonylycettphotography
@valextra bag
7. Vestirsi/travestirsi. Quello dell’espressione libera del sé, anche attraverso l’abbigliamento, è un tema molto caldo in Italia. Cosa direbbe alle nuove generazioni? E ai politici?

Divertitevi, siate liberi di esprimere voi stessi, date spazio agli altri perché includere più persone non toglie nulla, ma aggiunge qualcosa in più!

First photo: Ph. @worldredeye in a VIP lounge designed x @perrierjouet @designmiami | Second photo: Traditional Greek Shoes gift from DANAE DASYRA
8. Il suo lavoro spesso inizia con uno schizzo a matita, che trasferisce un forte impatto emozionale dato dalla stratificazione di colori, forme e materiali. Qual è il suo rapporto con i quaderni/diari? Ci racconta una curiosità legata ad essi?

Ho sempre disegnato su quaderni per gli schizzi, sin dall’infanzia. Come nel caso di molti altri creativi, sono dislessica e quindi la parola scritta, o un intero diario scritto, non è sicuramente per me un modo congeniale per esprimermi. Al contrario, mi è sempre piaciuto fare schizzi, tanto che da bambina spesso mi portavano nel weekend a visitare le case signorili patrimonio del National Trust [l’equivalente del FAI italiano] e volevo digerire tutti quei dettagli disegnandoli.

Trovo divertente quando ripenso ai quaderni di schizzi che usavo alla RCA… Ero passata ai Moleskine come segno del tentativo di essere “una vera professionista”, ma usavo i più piccoli che facevano. Poi, man mano che crescevo, e che cresceva la fiducia nei miei quaderni di schizzi e nel mio lavoro di designer, mi sentivo più a mio agio nell’usare formati anche più grandi. Oggi uso un mix di A5, A4 e A3, forse anche perché con il passare degli anni la mia vista sta calando e dunque non riesco più a lavorare in formati così piccoli!

The Meisen Collection by Bethan Laura Wood, in collaboration with @alpi_wood | Ph. @emanuele_tortona_
The Meisen Collection by Bethan Laura Wood, in collaboration with @alpi_wood | Ph. @emanuele_tortona_
The Meisen Collection by Bethan Laura Wood, in collaboration with @alpi_wood | Ph. @emanuele_tortona_
9. Il suo studio è un cabinet de curiosities, a collection of eclectic and outlandish objects. Si definirebbe una persona ordinata? Quali sono gli oggetti più curiosi che custodisce? il suo lavoro è solitario o collettivo? Il suo è uno studio silenzioso o ama ascoltare la musica? Se sì, quale?

La mia casa e il mio studio sono pieni di cose che ho raccolto, e che lentamente entrano nel mio lavoro. Specialmente a casa, mi piace avere oggetti che dialogano tra loro, non mi piace averli nascosti in scatole: se non sono fuori (a parte le decorazioni natalizie) allora significa che non mi servono più. Cerco di tenere tutto in ordine, non trovo comodo stare in uno spazio vuoto, mi piace che sia pieno, ma ogni cosa deve avere un posto preciso. Se non c’è organizzazione non lo considero più uno spazio produttivo.

Lo studio pre-covid era uno spazio molto fisico, mi piace lanciare le idee al mio team, in particolare con Danae che ha lavorato con me per 7 anni. Ora amo stare in studio con lei dove possiamo disegnare insieme, o vedere le cose insieme, osservarle, toccarle o parlarne. Abbiamo anche fatto molta produzione interna, quindi giocavamo insieme con i materiali per vedere cosa potevamo fare con loro prima di fare un vero e proprio schema di produzione. Per le cose basate sui modelli, ho invece bisogno di più tempo per lavorare da sola sui ritmi e sulle regole, prima di poterle condividere.

Non sono molto propensa ad ascoltare la musica, bensì amo i podcast. Penso di aver ascoltato la maggior parte del catalogo di This American Life, mi piace anche ascoltare le serie, ce ne sono alcune in cui il paesaggio sonoro mi piace davvero tanto e nelle quali posso immergermi ancor meglio che nella musica. Quando scrivo, invece, ho bisogno di silenzio assoluto.

Ph. @markcocksedge | @nilufargallery
10. Qual è un oggetto della sua casa al quale non rinuncerebbe mai? Qual è il ricordo legato ad esso? Ci manda una foto scattata da lei?

Non posso proprio fare una scelta tra i miei oggetti, per me sono tutti speciali!

Home hooks | Ph. @markcocksedge
Home hooks | Made with @barbinispecchiveneziani in Murano, Venice
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